Massimo Lippi
Massimo Lippi è un “magicien de la terre”: un poeta, un credente, un artista che crea un mondo di espressioni
visive in relazione concettuale ed emotiva con la sua terra e le sue radici culturali, piantate fra le dolci colline di
Siena, lontano dalle strategie del mondo artistico benché non ne sia ignaro….Il suo studio all’interno degli
impressionanti spazi di una cittadella agricola medioevale rappresenta ben più che un luogo di lavoro. Esso
consente una creazione in situ, nel medesimo luogo dove i suoi antenati furono contadini, e soggetto della
suaopera sono le tracce della loro esistenza. Non solo: le sue sculture sono realizzate con i materiali che ha
rinvenuto a testimonianza….Possiamo definire gran parte delle opere di Lippi come realizzate da object trouvé,
ma a differenza da Marcel Duchamp, che sceglie i suoi oggetti ritrovati, Lippi non ne va in cerca. Si limita soltanto
a quelli che esistono intorno a lui…Non c’è distanza fra la materialità delle sue sculture e il loro contenuto.
La visualità delle sue opere è determinata dai materiali, e perciò i materiali non sono mai secondari rispetto alla
forma, non c’è alcuna separazione fra l’immagine e il materiale. Lo spettatore ricopre un ruolo attivo tramutando
i materiali combinati in possibili oggetti narrativi… Pur muovendosi al di fuori delle teorie artistiche, Lippi solleva
più di una questione in merito alla posizione dell’oggetto fra il suo essere primitivo nella sua potente apparenza
e materialità, e il complesso discorso riguardante il tempo-spazio della memoria. La memoria non esiste nel
passato, è sempre “adesso” nel nostro cervello e nella nostra coscienza. Servendosi di materiali e rimanenze
“basse”, Lippi risponde alla definizione di arte come testimonianza del luogo e del tempo. E qui il tempo
corrisponde ai segni del passato portati insieme nel presente nel momento in cui diventano elementi costitutivi
di una nuova opera d’arte….
Amnon Barzel